domenica, novembre 06, 2005

Dubbi

Oggetto: non so a chi concedere il mio voto alle prossime elezioni. So però dove volge il mio sguardo: verso il centro sinistra. Spiego perché.

CDL. Lo schieramento che avrebbe dovuto rivoluzionare l'Italia, proiettarla verso un sano liberismo ha fallito molti dei propri obiettivi. Troppi sono i motivi di contrasto, primo fra tutti una blanda sensibilità nei confronti della legalità.
LegaNord, nonostante il suo 4% scarso, a mio avviso ha saputo soddisfare meglio di altri il suo elettorato, portando a casa manovre importanti come la devolution (a meno di colpi di scena all'ultimo atto), cambiando assetto istituzionale del Paese. Il motivo per cui non la voto dovrebbe apparire ovvio: sono contrario alla sua attitudine populista, che non guarda al di là del proprio intorno di esistenza.
Alleanza Nazionale non si è distinta come avrebbe dovuto in questi anni di governo. Ha brillato più per iniziative personali (come quelle di Fisichella, riguardanti sempre la devolution; oppure come quelle di Fini, ad esempio a proposito del voto amministrativo agli immigrati) che per un effettivo programma unitario. Si ricordi il terremoto di giugno, il quale ha rischiato di provocare un gigantesco scisma.
Da segnalare in positivo le inchieste sugli sprechi e sulle clientele dell'amministrazione regionale campana.
La candidatura a premier di Gianfranco Fini è sicuramente motivo di fiducia verso un personaggio solido e meritevole della politica italiana. Ma non mi basta.
Forza Italia, la "base" di Berlusconi, si proponeva come fucina degli uomini del cambiamento. In realtà si è dimostrata un impianto di riciclaggio e/o il parcheggio di molti politici hobbysti, e per tale ragione l'ho scartata quasi subito.
L'UDC ha buttato giù un governo, sta cavalcando l'onda di un vago revival cattolico e centrista, però oltre agli invocati "segnali di discontinuità" e ad un certo opportunismo mi sembra vi sia poca sostanza.

Passo all'altro lato della barricata.

UDEUR, la casa dei mastelliani. Voce del sud. O, per meglio dire, voce dei furbi del sud. Un partito che si regge in piedi grazie alle proprie clientele e grazie alla bramosia del Grande Centro, patria del compromesso e dell'immobilità.
La Margherita, partito a metà tra spinte centripete e desideri riformisti sinistrorsi, si è distinta per un'"opposizione intransigente", scriteriata per ciò che concerne l'opposizione, intransigente lo saprà solo Rutelli. Salverei Parisi, autentico stratega e cavallo di razza. Non ho digerito l'astensionismo referendario, che per me è una ferita ancora aperta.
I Verdi, con la loro retorica che raramente reca con sé dei contenuti concreti, appartengono a quella tradizione delle "poche idee ma ben confuse". A livello teorico, è un'ottima cosa porre ragioni ambientaliste nella politica, ma i Verdi, a mio avviso, non hanno saputo tradurre a livello pratico tale progetto, crogiolandosi nella demagogia.
Rifondazione Comunista, dopo la batosta alle primarie di Bertinotti, continua a parlare di rivoluzione, di ritorno alle vecchie ideologie, ai vecchi partiti. Confido nell'intelligenza di Fausto, ma l'ambiguità per ciò che concerne i fatti di Bologna e i pericolosi colpi di testa di cui si è distinto (il più grave nel 1998), oltre ad altri fatti di non minore gravità (come la proposta di chiudere i Cpt) mi inducono a non concedergli fiducia.

Chi rimane? SDI, Comunisti Italiani, Radicali, Democratici di Sinistra, e il progetto prodiano.
Scartando SDI e PDCI al volo, rimangono gli ultimi tre.

Ideologicamente mi sento molto vicino ai radicali: liberista, liberale, libertario. Ovverosia: nessuna ingerenza cattolica negli affari dell'esecutivo, ricerca scientifica priva di vincoli etici irrazionali, contrarietà ad un ritiro repentino delle truppe italiane in Iraq (meglio una "calendarizzazione", come sembra volerla intendere anche Prodi). Mi lascia però titubante la spasmodica richiesta dell'amnistia. E mi perplime l'alleanza con i socialisti. Inoltre, Marco Pannella e i suoi spesso rimangono isolati all'interno del panorama politico nostrano. Una voce fuori dal coro, con idee ed ideali non poi così tanto innovativi.

Dunque, dovrei affidarmi ai DS e a Prodi. Anzi, al progetto Prodiano, che non coinvolge soltanto i democratici di sinistra, ma l'intero centrosinistra. In cantiere sicuramente v'è un qualcosa di grandioso: un partito da dieci milioni di voti. Il trionfo del bipolarismo, insomma. Un percorso lunghissimo e irto di ostacoli (lo stesso Prodi riconosce che sarebbero necessari almeno 5 anni dell'Unione prima di vedere risultati concreti), mi di sicuro interessante ed entusiasmante, secondo me. Ma anche qui non mancano le note negative: e se nascesse una coalizione ostaggio dei partiti? E se ci si trovasse di nuovo all'ingovernabilità?

Quel che mi auspico è una "terza via" all'italiana. Una politica energetica coscienziosa (leggasi: maggiore spazio alle fonti alternative e rinnovabili in tempi compatibili con il consumo, magari prendendo spunto dalla famosa "ordenanza solar" spagnola); una seria rivalutazione del nucleare (e già qui arrivano le prime delusioni dal Professore: ha riconfermato la sua contrarietà alle centrali); maggiore tutela del lavoro dipendente; riabilitazione dell'istruzione e della ricerca; lotta agli sprechi, alle clientele, alle commissioni, alle amministrazioni mangiasoldi; affermazione della legalità attraverso la persecuzione dell'evasione fiscale e della criminalità organizzata; concessione del diritto di voto amministrativo agli immigrati regolari; riduzione del gap finanziario tra settentrione e meridione (con un avanzamento del sud, ovviamente :D). Il tutto con un (bel) po' di Zapaterismo, specialmente per ciò che concerne la concretezza.

Se ne riparlerà a gennaio.

Chiedo venia per l'eventuale parzialità con cui ho trattato i fatti: questo è un discorso molto soggettivo.